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ra, isola de’ Lacedemoni. Poichè conosciutane la natura: Oh, disse, non fosse mai stata; o tosto nata, sommersa! E ben previde! imperciocchè Demarato, fuggito dai Lacedemoni, consigliò Xerse a raccogliere le navi in quell’isola; e forse la Grecia sarebbe stata sorpresa, se Xerse lo avesse ascoltato. Da ultimo, Nicia, durante la guerra peloponnesiaca, sottomessa quell’isola, e postovi entro presidio ateniese, moltissimi danni faceva ai Lacedemoni.

V. Chilone era stringato nel discorso; il perchè Aristagora milesio appellò Chilonia quella maniera. Ed era pur quella di Branco; di colui che fabbricò il tempio ch’è ne’ Branchidi. Era già vecchio intorno alla cinquantesima seconda olimpiade, quando fioriva Esopo il favolatore; e morì, come narra Ermippo, in Pisa abbracciando il figliuolo vincitore olimpico nel pugilato. Questo gli avvenne e per l’eccesso della gioia e per la debolezza dell’età grave. E quanti erano a quel solenne convegno, gli fecero grande onoranza di esequie. V’ha sopra di lui un nostro epigramma:

     A te grazie, o lucifero Polluce,
     Se del verde oleastro al pugilato
     Il serto cinse di Chilone il figlio!
     Che se per gioia sì moriva il padre
     Mirando il figlio incoronato, sdegno
     Non n’abbia — Ah potess’io così morire!

Sta scritto anche sotto l’imagine di lui:

     L’inclita Sparta generò Chilone
     De’ sette savii in sapiente il primo.