uomo di stato, ne’ cerchi liberi della società, dee sviluppare con misura ciò che promove la vera gloria, la magnificenza e l’allegrezza della vita, e a noi moderni par quasi, ch’egli abbia fatto a questi beni un troppo ampio partaggio. Ma ve lo determinarono le circostanze tra le quali ci vivea, siccome le circostanze determinarono gli altri, i quali hanno seguito una direzione opposta.“ — Ritter. — Nella Politica Aristotele distingue ciò ch’e’ trova assolutamente buono nello stato, da ciò che non è buono che relativamente. — La politica dee non solo considerare il meglio, ma anche il praticabile, il quale consiste appunto nel mezzo tra il bene e il male. Ei va sì lunge in questo intendimento suo ch’e’ non solo dà regole per raffermare i governi imperfetti, ma giugne persino a dare consigli ai tiranni, agli oligarchi ed a’ più sfrenati democrati sul modo col quale possono conservarsi per mezzo di artifizii che hanno servito di modello al Segretario fiorentino. — Ritter. — La politica come la morale consiste, secondo Aristotele, in una specie di temperamento fra contrarii; in un mezzo fra la tirannia e l’anarchia, in un governo o costituzione, in cui la monarchia, l’aristocrazia e la democrazia si combinano. — Dall’utile ch’ei dà per fine alla politica dedusse la legittimità della schiavitù. Essendo la più vantaggiosa tra le proprietà quella dell’uomo, ei riguarda lo schiavo come elemento necessario della famiglia. Si trova in Aristotele non solo, ma in Platone l’antica opinione che la schiavitù entra ne’ disegni della natura, avendo essa destinato tuttoquanto ad un fine, e per conseguenza anche l’uomo ad essere servito od a servire. — Nè ciò solo, dice Ritter, ma da vero greco Aristotele trova giusto che i Greci comandino ai barbari; la barbarie e la schiavitù sono egualmente l’opera della natura cc., ec. — Il governo dipende dalla qualità dei cittadini, ma e questa e il primo, dal