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22 | capo primo. |
chiama dediti alla poesia. Dicearco afferma che non erano nè sapienti, nè filosofi, ma uomini assennati e legislatori. Archetimo siracusano scrisse il loro congresso presso Cipselo, al quale dice ch’egli pure si era abbattuto; Euforo, quello presso a Creso, da Talete in fuori. Altri dice ch’ei convennero e nel Panionio e in Corinto e in Delfo. V’ha discrepanza anche sulle loro sentenze, e l’una si tiene per quella dell’altro, come questa:
Il savio lacedemone Misone
Queste cose dicea: Nulla di troppo;
Tutto è bello a suo tempo —
e circa al numero è pur disparere. Poichè Leandrio invece di Cleobulo e di Misone annovera Leofante di Gorsiade, lebediese od efesio, ed Epimenide cretese; Platone in Protagora, Misone invece di Periandro; ed Euforo in vece di Misone Anacarsi. Alcuni vi ascrivono anche Pitagora. Dicearco ce ne dà quattro, che tutti assentono, Talete, Biante, Pittaco, Solone; poi ne nomina altri sei, da’ quali ne sceglie tre: Aristodemo, Pamfile , Chilone lacedemone, Cleobulo, Anacarsi, Periandro. Alcuni vi aggiungono Acusilao di Caba, o Scabra, argivo. Ermippo nel suo libro intorno i Sapienti ne annovera diciassette, dai quali altri in altra maniera scelse i sette; e sono: Solone, Talete, Pittaco, Biante, Chilone, Misone, Cleobulo, Periandro, Anacarsi, Acusilao, Epimenide, Leofante, Ferecide, Aristodemo, Pitagora, Laso di Carmantide o di Sisimbrino, o, secondo Aristosseno, di Cabrino, ermioneo, Anassagora. Ippolito invece nel Catalogo dei Filosofi nomina: