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aristotele. 369

all’educazione: Ingegno, istruzione, esercizio. — Udito che un tale lo diffamava, Assente me, disse, percuota pur anche. — Diceva la bellezza miglior commendatizia di qualunque lettera. — Altri affermano tale essere l’opinione di Diogene, ed egli chiamar dono un bel volto — e Socrate, impero di breve durata, Platone, supremità di natura; Teofrasto, tacito inganno; Teocrito, danno eburneo; Carneade, regia autorità priva di guardie. — Interrogato se i dotti si differenziano dagli ignoranti, Quanto, rispose, i vivi dai morti. — Il sapere chiamava ornamento nelle cose prospere, nelle avverse rifugio.Tra’ genitori doversi maggiormente onorare que’ che educano di que’ che soltanto generano, poichè questi il vivere, quelli il ben vivere ci preparano. — Ad uno che si vantava essere di una grande città, disse: Non a questo è d’uopo guardare, ma se uno è degno di una gran patria. — Interrogato che cosa è amico? Rispose: Un’anima che abita in due corpi. — Diceva degli uomini: Alcuni essere così assegnati come se dovessero viver sempre, altri larghi per modo, come se tosto morire. — Ad uno che gli dimandava per qual cagione molto tempo conversiamo co’ belli rispose: Domanda da cieco! — Interrogato che cosa finalmente s’era egli avanzato dalla filosofia rispose: Di fare, non comandato, ciò ch’altri fanno pel timore delle leggi. — Addimandato in qual modo i discepoli profittino disse: Seguitando que’ che sono innanzi e non aspettando gli ultimi. — Ad un cianciatore, il quale fattogli addosso un profluvio di parole gli disse: forse che io non t’offesi chiacchierando? No certo, soggiunse,