all’educazione: Ingegno, istruzione, esercizio. — Udito che un tale lo diffamava, Assente me, disse, percuota pur anche. — Diceva la bellezza miglior commendatizia di qualunque lettera. — Altri affermano tale essere l’opinione di Diogene, ed egli chiamar dono un bel volto — e Socrate, impero di breve durata, Platone, supremità di natura; Teofrasto, tacito inganno; Teocrito, danno eburneo; Carneade, regia autorità priva di guardie. — Interrogato se i dotti si differenziano dagli ignoranti, Quanto, rispose, i vivi dai morti. — Il sapere chiamava ornamento nelle cose prospere, nelle avverse rifugio. — Tra’ genitori doversi maggiormente onorare que’ che educano di que’ che soltanto generano, poichè questi il vivere, quelli il ben vivere ci preparano. — Ad uno che si vantava essere di una grande città, disse: Non a questo è d’uopo guardare, ma se uno è degno di una gran patria. — Interrogato che cosa è amico? Rispose: Un’anima che abita in due corpi. — Diceva degli uomini: Alcuni essere così assegnati come se dovessero viver sempre, altri larghi per modo, come se tosto morire. — Ad uno che gli dimandava per qual cagione molto tempo conversiamo co’ belli rispose: Domanda da cieco! — Interrogato che cosa finalmente s’era egli avanzato dalla filosofia rispose: Di fare, non comandato, ciò ch’altri fanno pel timore delle leggi. — Addimandato in qual modo i discepoli profittino disse: Seguitando que’ che sono innanzi e non aspettando gli ultimi. — Ad un cianciatore, il quale fattogli addosso un profluvio di parole gli disse: forse che io non t’offesi chiacchierando? No certo, soggiunse,