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capo primo | 363 |
mente in iscuola, imitando Senocrate, pose leggi per fare ogni quindici giorni un arconte; e che quando gli parve di essere stato a bastanza con Alessandro navigò ad Atene, raccomandatogli prima il suo congiunto Callistene da Olinto. Il quale troppo liberamente parlando col re e non obbedendogli, fu da esso, narrano, rimproverato col dire:
Sarai di corta vita, figliuol mio.
Se cotai parli.
Lo che presto accadde. Poichè sospettandosi ch’e’ fosse partecipe con Ermolao della congiura contro Alessandro, pidocchioso e lordo fu attorno condotto in una gabbia di ferro, e da ultimo gettato a’ leoni, finì per tal modo.
VII. Aristotele adunque venuto in Atene e per tredici anni condottavi la scuola, fuggì in Calcide, sendogli data un’accusa d’empietà dall’ierofante Eurimedonte, o Demofilo, perchè, come dice Favorino nella Varia istoria, compose il sovra menzionato inno ad Ermia, cd anche quest’epigramma sulla statua ch’è in Delfo:
De’ Persi il rege arderò, empio, violando
Già de’ beati la giustizia, uccise
Costui; nè colla lancia sanguinosa,
Apertamente, combattendo in campo,
Ma la fede dell’uom, scaltro, abusando.
Quivi, come afferma Eumelo nel quinto delle istorie, beendo aconito morì, vissuti settant’anni. E lo stesso ci narra, che di trenta si era posto con Platone; ma