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358 annotazioni.

re, dopo ciò almeno, ch’e’ non s’occupasse della bontà morale della vita. Tolto adunque ci fa supporre uno scopo nascosto sotto quello ch’ei confessava. L’arte colla quale svolgeva lunghi discorsi in favore o contro una tesi; la preferenza ch’ei data alla morale in confronto della fisica, perchè più adatta alla trattazione oratoria; la cura in fine ch’ei poneva alla ricerca dei mezzi pei quali un’opinione può essere resa verisimile; tutto questo ce lo presenta come un uomo cui fortemente sta a petto lo sviluppo dell’arte oratoria. Troppo onore si farebbe alla dottrina di questo nuovo academico, se si volesse derivarla da quella di Platone; poichè la sua dottrina sulla verisimilitudine riduce ogni convincimento al testimonio dei sensi, e non si differenzia da quella degli Stoici sulla conoscenza che in ciò, ch’ella non vuole ammettere, che l’evidenza delle impressioni sensibili sia d’una forza incontestabile e conduca ad un verace sapere.“ — Ritter.

III. Ond’è che per vacare alle lettere. — Osserva E. Q. Visconti che questo passo non fu compreso dal Fabro; ed aggiugne che Carneade, per rendere più pronte le operazioni dell’animo, non isdegnava neppure i mezzi che trarre si possono dalla medicina, e che quindi disponevasi alle dispute cogli Stoici con bibite purgative, usando al dire di Plinio dell’elleboro, al dire di Varrone dell’aceto. — Una fantesca, sua concubina, era costretta, tanto immergevasi ne’ proprii studii, a farlo mangiare. Costei, come si vedrà più innanzi, sollecitata da Metrodoro, destò la gelosia del filosofo, il quale parve sospendere per allora ogni disputa sulla probabilità e sulla incomprensibilità. — Veggasi Bayle.

V. Nelle quistioni invincibile. — L’eloquenza tornò utilissima a questo filosofo per combattere il dommatismo; e, più che tutto, sull’eloquenza fondasi la celebrità di Carneade. Dessa era tale, che, al dire di Cicerone, niuna cosa e’ sostenne