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350 | annotazioni. |
lo stolto, la quale non dovendo consistere nel sapere e non sapere, non si potrebbe cercare che nella condotta pratica. Da ciò i molti precetti pratici che a lui si attribuiscono. Biasimava il metodo minuzioso di giudicare, che in materia estetica si forma la moltitudine, entrando in grandi particolari. Dee invece il sapiente esaminare la propria vita, che gli fornisce ampia ed utile materia a riflessione. Teneva, a dir vero, l’indigenza per un male, ma per un male che ci può servire alla pratica della virtù. Esaminò le leggi e vide, al par di Platone, che ove sieno molte ivi stesso crescono frequenti le colpe e i delitti. Egli non considera la scienza morale che come verisimile, e in generale raccomanda di seguire la verisimiglianza nella scelta del bene e nella fuga del male. — La vera differenza adunque tra gli scettici e la nuova Academia, come la formò Arcesilao, sembra, segue Ritter, consistere in questo, che mentre, gli scettici cercavano lo scopo della vita nella fermezza invariabile dell’anima e non ammettevano, anche tra il bene e il male, come si presenta nella vita reale, che una differenza legale e non naturale, gli Academici per converso non volevano rompere i legami della vita in modo così violento, ma ammettevano che il sapiente, senza divenire insensibile per tutto ciò che è del senso, vive come ogn’altro uomo apprezzando, al modo solito, il bene ed il male, salva questa sola differenza, ch’ei punto non credono vivere in un verace sapere. Quindi è che le bizzarrie della vita di Pirrone non s’incontrano in quella di Arcesilao, il quale nella sua vita morale, rispettava il decoro, ed era anzi inchinato al lusso ed ai piaceri concessi dall’opinione comune al suo tempo.
IV. Non solo inclita Pergamo per armi, ec. — Pergamus haud armis, sed equis quoque clara per orbem. — Dicitur a Pisa quam coluere dii. — Huebnero.
Giovinetto avea caratterizzalo Ione. — Characterem sty-