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capo ix, carneade | 337 |
more una sua concubina), nel mezzo del discorso usò contr’esso la parodia:
Qua ci bazzica un certo vecchio vano
Malizioso, che sembra, voce e corpo,
Mentore al tutto; costui dalla scuola
Vo’ si bandisca. —
ed egli alzandosi, soggiunse:
Pronunciaro il bando
Gli uni, gli altri s’alzarono veloci.
VII. Sembra che il pensiero della morte più che mai lo occupasse, se andava dicendo: Ciò che la natura ha unito, discioglierà ben anco. E avendo appreso che Antipatro era morto col bere un veleno, sentì eccitarsi ad affrontare la morte, e disse: Date dunque a me pure. — E chiestogli, che? — Vino e mele, rispose. — Si racconta che al suo morire vi fosse un eclisse di luna, per dimostrare, come taluno affermò, la compassione del più bello degli astri dopo il sole. — Dice Apollodoro nelle Cronache ch’egli si partì dagli uomini l’anno quarto della censessantesima seconda Olimpiade, visso cinqu’anni oltre gli ottanta.
VIII. Sono conosciute le sue lettere ad Ariarte re di Cappadocia. L’altre sue cose scrissero i discepoli; nulla ei lasciò. Avvi, sopra di lui, un nostro epigramma in metro logaoedico e archebuleo:
Perchè, Musa, perchè vuoi ch’io riprenda