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arcesilao 321

     Avendo il piombo, corre al tutto-carne
     Pirrone, o Diodoro.

E poco dopo gli fa dire:

     Io nuoterò a Pirrone e al tortuoso
     Diodoro.


X. Era sentenziosissimo e stringato, e nel discorrere staccava le parole.

XI. Facile riprensore poi e libero parlatore; Timone anche per questo motivo così nuovamente di lui:

     E non obblierai che giovin fosti
     Tramischiandolo nelle riprensioni.

Nel qual proposito ad un giovinetto che colla maggiore audacia disputava, disse: Alcuno non piglierà costui pel tallone? — Ad uno ch’era tacciato di prostituirsi, il quale sponevagli, come a lui non pareva che una cosa fosse maggiore di un’altra, chiese, se neppure una di dieci dita, di una di sei. — A certo Emone da Chio, ch’era deforme, e credeva di esser bello, e sempre si occupava della ricca sopravveste, e lo interrogava se non gli paresse che un sapiente potesse innamorarsi, rispose: Forse, quand’altri, nè così bello fosse come tu se, nè avesse così belle vesti. E poichè costui, più che bardassa , ad Arcesilao, quasi persona molesta, replicò:

     Lecit’è, reverenda, interrogarti,
     O dobbiam starci silenziosi? . . . .