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320 | capo vi. |
Avea in pregio più che ogni altro Omero, del quale, anche prima di addormentarsi, sempre qualche cosa leggeva; e parimente di buon mattino, dicendo di recarsi dall’amante, ogni volta che si sentisse voglia di leggerne. Diceva, Pindaro essere mirabile nell’empire la voce, e nel fornire copia di nomi e di verbi. Giovinetto ancora avea caratterizzato Ione.
V. Udiva pure il geometra Ipponico, il quale, essendo tra le altre cose tardo e sbadigliatore, ma nell’arte spettabile, da lui si poneva in canzone, dicendo che la geometria gli era volata in bocca quando sbadigliava. Per altro, divenuto pazzo, raccoltolo in casa, tanto n’ebbe cura, quanto bastò perchè si riavesse.
VI. Mancato Crate, ne tenne la scuola, avendogli ceduto il posto un certo Socratide.
VII. Pel suo astenersi da ogni giudizio, è fama che neppure scrivesse alcun libro. V’ha chi afferma che e’ fosse sorpreso emendandone alcuni, i quali altri dicono aver lui pubblicati, altri, arsi.
VIII. Pare che fosse ammiratore di Platone e ne possedesse i libri; ma che per altro, secondo alcuni, imitasse Pirrone.
IX. Possedeva la dialettica ed anche s’era acceso delle dottrine degli Eretrici; il perchè dicevasi da Aristarco, sul proposito suo:
Per dinanzi Platone; per di dietro
Pirrone; in meno Diodoro.
E anche da Timone, così:
Costui di Menedemo sotto il petto