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CAPO V.
Crantore.
I. Crantore da Soli, nella sua patria ammirato, venne in Atene, e, condiscepolo a Polemone, udì Senocrate.
II. Lasciò Commentarj in trenta mila versi, alcuni dei quali si attribuiscono ad Arcesilao.
III. Narrasi che addimandato da alcuni perchè e’ fosse stato preso di Polemone, rispondesse, perchè non aveva udito nè più acuto, nè più grave parlatore di lui.
IV. Ammalato si ritirò nel tempio d’Esculapio, ed ivi stavasi a diporto. Ma da tutte parti molti si recarono a lui, pensando che ciò e’ non avesse fatto per malattia, ma per voglia di stabilire colà stesso una scuola.
V. Tra questi era anche Arcesilao, volendo, quantunque suo amatore essere da lui raccomandato a Polemone, come si dirà nella vita di Arcesilao. Anzi riavutosi, fu egli stesso uditore di Polemone, e per ciò n’ebbe stima grandissima. Si dice in oltre ch’egli abbia lasciato il suo ad Arcesilao, che sommava a dodici talenti; e che interrogato da lui, dove voleva essere seppellito, rispondesse:
Bello è celarsi dell’amica terra
In grembo.