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312 | capo iii, senocrate |
VI. Pare adunque, che Polemne in ogni cosa abbia imitato Senocrate, e al dire di Aristippo, nel quarto Delle delizie antiche, sia stato amato da lui; poichè Polemone lo ricordava ad ognora, e, quasi dorico modo, la semplicità, la secchezza, la gravità di quell’uomo avea vestita.
VII. Gli piaceva anche Sofocle, particolarmente in que’ luoghi, dove, secondo il comico, pareva che un cane molosso avesse composto seco i suoi poemi; e dove, come dice Frinico:
Nè dolce, nè annacquato era, ma austero.
E quindi affermava che Omero era un Sofocle epico, Sofocle un Omero tragico.
VII. Morì già vecchio di tisico, lasciando un sufficiente numero di opere. Ed è nostro su di esso:
Non sai? Noi ricopriamo Polemone,
Che qui per manco di vigor fu posto.
Grave morbo degli uomini! Non anzi
Polemone, ma il suo fral, che e’ recarsi
Dovendo agli astri, quello in terra pose.