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annotazioni | 297 |
mante ed attivo. Dio, che infinitamente ama le idee, non operò esternamente che per ridurre all’atto questi archetipi di tutte cose. Dee l’uomo del pari, assoggettando l’amore dei beni variabili e sensibili all’amore delle idee, o del bene assoluto, non adoprarsi, in quanto si può, che a ridurre in atto le idee divine. Quindi principio della morale l’imitazione di Dio, il rendersi simili a Dio, principio del vero, da cui deriva il bene ed il bello, il quale non è che io splendore del bene.
XLIII. Trattò della giusta applicazione dei nomi. — I nomi ed i verbi, vocaboli semplici, formano le enunciazioni sulle quali fonda la dialettica i suoi ragionamenti; e quindi ne costituiscono le minime parti. Tratta di essi nel Cratilo.
XLV. Le cose divideva in questo modo. — Lettor mio, il buon Laerzio trasse, come pare, queste divisioni platoniche da un’opera di Aristotele, che certo perì, se più non si rinviene nelle superstiti. Tutti suoi per altro saranno al solito i pregi dello stile, cui danno anche maggior risalto quelle specie di recapitolaziòni che degnamente conchiudono le divisioni! Distinto fra gli altri il p. xlv, ci chiederai, perchè a diminuzione di noia non si potessero omettere, come fece il traduttore francese? — Si potea veramente, ma era in opposizione al nostro sistema di tradurre.
L. Cinque specie di medicina. — Secondo Celso sono tre: una che si giova del vitto, una dei medicamenti, la terza della mano: dietetica, farmaceutica, chirurgica appellate da’ Greci. Platone non divise la medicina in cinque, come afferma Laerzio, ma solo in tre, come dice l’Aldobrandino, il quale osserva per altro aver Platone fatta menzione della nosognomonica. Certo la [testo greco] non dee costituire un genere spartato di medicina. — Menagio.
LXXIV. Così divideva la prima. — [testo greco],