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286 | annotazioni |
zione coj cerchio del medesimo. Per indicare l’apertura dell’angolo prodotto dell’inserzione di questi due cerchi, Platone dichiara che il cerchio esterno è diretto nel senso del lato, e il cerchio interno nel senso della diagonale; ciò è a dire che, se si concepisca un parallelogrammo il cui gran lato sia il diametro del tropico, e il piccolo la distanza che separa i due tropici, il cerchio del medesimo è diretto nel senso di uno dei grandi lati del parallelogrammo, e il cerchio del diverso nel senso della sua diagonale. — Platone aggiugne che il movimento del medesimo ha luogo da sinistra a diritta, e il movimento del diverso da diritta a sinistra. Per gli antichi Pitagorici la diritta del mondo è l’oriente, la sinistra l’occidente. Osserva Calcidio che il mondo essendo rotondo non dovrebbe avere nè diritta nè sinistra; ma soggiugne che la difficoltà scompare quando si ridette che il mondo, secondo Platone, è un animale. — Platone neppur tocca della posizione respettiva del cerchio esterno, e del più gran cerchio interno; segna gli intervalli che separano i cerchi interni fra loro; ma il fa in modo oscurissimo. — Cousin.
Il secondo dell’orbite de’ pianeti. — Il cerchio interno fu diviso sei volte in modo da formare sette cerchi ineguali, con intervalli doppj e tripli. Quest’intervalli doppj e tripli sono evidentemente i tre rapporti di cui la ragione è 2, e i tre rapporti di cui la ragione è 3, pei quali Dio ha cominciato a dividere in parti proporzionali la mescolanza delle tre essenze: questi rapporti sono rappresentati dai numeri 1, 2, 3, 4, 9, 8, 27, i quali indicono le ottave della scala musicale di Platone. Ora se ci rammentiamo che gli antichi Pitagorici disponevano i pianeti secondo gli intervalli del digramma, si potrà conchiudere che Platone ammette lo stesso rapporto tra le distanze che separano gli uni dagli altri tutti i cerchi del diverso, i quali non sono che le orbite dei pianeti.