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280 annotazioni

Platone, dice Ritter che mal si giudicherebbero i suoi scritti, se in quelli si dovesse cercare un’esposizione scientifica della sua filosofia. — Sono scritti exoterici; sono una specie di iniziazione, non introducendo il nostro filosofo nel santuario della scienza che discepoli provati e conosciuti abili. Quest’opinione di Tennemann si rafforza di un’altra che molti hanno sulle pretese sue sentente non scritte, [testo greco]. Si parla anche di divisioni scritte e non scritte, ma Ritter osserva che sono indizii troppo indeterminati, poichè Aristotele traendo la dottrina autentica di Platone, meno poche eccezioni, da’ suoi dialoghi, non ne riconosce una exoterica. — Per l’ambiguità delle nuove parole furono composti dei lessici inferi.

XXXIX. Di alcuni segni posti ne’ suoi libri. — L’uso di appor note o segni alle scritture, era presso i Greci vario ne’ poeti, oratori, teologie. Passò a’ latini, e se n’ha testimonio in un’epistola di Cicerone ad Attico. — X pigliasi per le locuzioni e le figure ec. adhibetur, ubi inusitatior et figurata locutio. Menag. Il Casaubono crede il [testo greco] posto in luogo di [testo greco] locuzioni affatturate. Ne’ Greci interpreti s’incontrano spesso le parole [testo greco] delle quali si servono per indicare od errore o voce fuor dell’uso o locuzione nuova. — La doppia ec. Nell’accennata lettera di Cicerone vi si dice, animadvertito locum, ubi erat diple. Sospetta il Rainesio che fosse una doppia linea = [testo greco]. Altri creda che la doppia linea si congiugnesse in punta, così >, e un interprete d’Aristofane ora l’accenna rivolta all’indentro, ora all’infuori. Pare ad E. Stefano che il [testo greco] si riferisca al X e ne indichi il raddoppiamento, quindi traslatò: XX duplex. — X fra punti, o punteggiato. E. Stefano lasciò [testo greco], senza voltarlo ed ommise il X, che quando aveva due punti, così X, veniva chiamalo e significava [testo greco]. — La doppia tra punti ec. Qui pure lo Stefano volta