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annotazioni 279

non alle donne, e gli animi non i corpi riguarda. — Menagio.

XXXIV. Poi Tespi un attore inventò ec. — Gli eruditi veggano come il Castelvetro, nella traduzione della poetica d’Aristotele, interpreti il passo di Laerzio [testo greco] uno contrafacitore, cioè una maniera di contraffacitori, non intendendo un personaggio, propriamente, ma, secondo la frase di Terenzio, l’intero gregge, il quale ab antico rappresentava senza ballo, senza canto e senta suono. Tespi trovò una maniera di contraffacitori (il coro), che insieme ballava, cantava e sonava, mentre gli attori riposavano. Questi tre uffici furono poi divisi da Eschilo e da Sofocle, e il coro si compose di cantanti, ballerini e sonatori, tre maniere di contraffacitori.

XXXV. Dialoghi legittimi cinquantasei. — Se non si assegnano tredici libri alle Leggi, che in tredici appunto, secondo Suida, furono divide da Platone, i dialoghi registrati da Laerzio non sarebbero che cinquanta cinque. — Tutte queste opere, coll’essere sino a noi pervenute, attestano degli ammiratori ch’ebbe in ogni tempo il divino Platone. Tutte per altro non seno certamente sue. Uscirebbe dai limiti di una nota l’esame delle varie opinioni dei dotti sull’autenticità di alcuni di questi dialoghi, e ci mostrerebbe giudizj spesso contrarj, e non sempre dettati da una critica spassionata.

XXXVI. Tredici epistole. — Gli eruditi concorrono per la maggior parte nel crederle apocrife, fuor Boeck che la settima ha per autentica.

In esse scriveva ec. — [testo greco], Bene agere, bene vivere; gaudere, volta l’Aldobrandino. Bonne vie; bonheur; salut, il traduttore francese. Oltre ciò che dicono in proposito gli annotatori ed in particolare Menagio, vedi il dialogo di Luciano: Su di uno errore occorso nel salutare.

XXXVIII. Usava nomi diversi. — Intorno all’oscurità di