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278 | annotazioni |
so eccone uno, pur di Laerzio, nella vita di Antistene: Mordeva (Antistene) Platone come orgoglioso. Ora in una solennità reggendo un cavallo annitrire, disse, rivolto a Platone: pare a me che anche tu saresti un cavallo magnifico. E ciò perchè avesse Platone lottato sovente il cavallo.
XXX. Così aveva testato. — O questo testamento, o è falso ciò che ha scritto Apuleio: Lasciò di patrimonio un orticello annesso all’Accademia, due serventi, una patera colla quale supplicava agli Dei, e tant’oro, quanto ne portava in un orecchio un giovine nobile.
In ogni miglior modo. — [testo greco]. En. Stefano traduce: quantum fieri potest. Scaligero sospettò errata la lezione e corresse: [testo greco]. E formula testamentaria, che risponde alla latina: quacumque ratione, del Digesto, e ch’io ho spiegato con frase notarile.
Tre mine d’argento. — lt. 278,04, censessanta cinque dramme di peso. — La dramma pesava circa 82 grani d’argento quasi puro, che ora varrebbe una lira circa. — L’obolo valeva poco più di quindici centesimi italiani.
XXXII. Ma perchè tu sei a buon dritto tenera di Platone. — „La matrona cui Laerzio indirige le Vite era un’Arria rammentata anche dall’autore del libro della triaca“. Quest’asserto di Egidio Menagio è posto in forse, con bel corredo di erudizione, dal ch. sig. Av. Manin, nella sua introduzione alle Vite di Laerzio.
Ostetrico. — [testo greco], tutto che ha relazione all’ufficio di mammana;, ed è allusivo a Socrate, il quale, esplorati i sensi dell’animo, vi eccitava, quasi doglie precorritrici il parto, i principii del dubbio; poscia ne liberava gli uomini, conducendo alla verità l’anima loro; e, come dice Fabio, facea da levatrice all’anima partoriente. Socrate stesso, nel Teetete, afferma di esercitare l’ostetricia, ma quella che serve agli uomini,