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annotazioni 277

di Piatone. — Wieland, fra’ dialoghi del nostro filosofo, così del banchetto: „Opera di lusso poetico, cui tutte le Muse hanno preso parte, e nella quale Platone ha versato sovra i suoi lettori, come dal corno d’Amaltea, tutte le ricchezze della sua immaginazione, del suo spirito, del suo sale attico, della sua eloquenza e del suo ingegno nel comporre; opera travagliata, polita e perfezionata al lume della notturna lucerna, e per la qnale egli ha voluto mostrarci che da lui dipenderà di essere a sua posta il primo tra gli oratori, i poeti o i sofisti dal suo tempo“.

La Repubblica scritta quasi che tutta nelle contraddizioni di Protagora. — Altri filosofi avevano immaginato repubbliche ideali e Protagora prima di Platone. Le Arringatrici di Aristofane che ci dipingono un governo di donne, le quali cercano di far adottare nuove leggi fondate sulla comunanza dei beni e delle donne, sono una parodia di queste repubbliche; e precipua singolarità della platonica era appunto la Comunanza dei beni, dei figli e delle donne che doveano godersi di tutte le prerogative degli uomini. — Ma i libri di Platone non erano forse che un trattato sulla natura della giustizia. Platone, dice M. Pagano, non potè ben dispiegare l’idea della giustizia, che fingendo una repubblica, la quale dovea essere perfetta s’ella altro non era che l’immagine e l’esemplare della giustizia. Ma tal fine di Platone è volgarmente ignorato, e da questa ignoranza per l’appunto nacque la calunnia a questo principe de’ filosofi data, ch’ei si fosse troppo amico di chimere e di impossibili progetti — Sag. pol. — Dalla Repubblica di Platone particolarmente si scorge che la morale e la politica non erano per lui quasi che una scienza sola. La seconda non era che l’applicazione della prima alle istituzioni sociali, le quali non hanno per fine che la libertà e l’unità.

XXVI. Salito a cavallo ec. — A comento di questo pas-