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annotazioni 275

XVII. Non volle ingerirsi pel governo. — Si accusata Platone di essersi astenuto dai pubblici affari, sebbene dotato delle qualitè necessarie a procurare il bene della patria. Contro lo spirito e contro le azioni politiche di questo filosofo insorge forse con troppa violenza il Niebuhr nelle sue mescolanze istoriche e filosofiche. Ritter, senza pretendere di farne l’elogio, neppure accoglie il sospetto che animosità di setta covassero nell’animo di Platone: il quale, pare a lui, mancava di quella desterità che si richiedeva ad un uomo di stato del suo tempo, e di quella forza di voce ch’era necessaria per arrogate il popolo.

Gli Arcadi ed i Tebani lo chiesero per legislatore. — Queste tradizioni sembrano al Ritter affatto inverosimili.

XX. Mitridate dedicò una statua a Platone nell’Accademia. — Dice Visconti essere assai probabile che i simulacri di Platone fossero copiati da questa statua, lavoro di Silanione, e che quella descritta da Cristodoro, ch’era in Costantinopoli, fosse l’originale istesso, non avendo questo artista lavorato che in bronzo, nè accennando Diogene la materia della statua.

XXII. Anche Timone usando il bisticcio. — [testo greco] che non si potè serbare nella traduzione.

XXIII. È manifesto l’amor suo da questi epigrammi. — Al dire di Filone


Amore in Grecia nudo e nudo in Roma


non fu dal divino Platone coperto di un velo candidissimo e celeste che per umani riguardi. Certo è almeno che questi epigrammi, se fossero suoi, farebbero strano contrasto colle dottrine del Convito, che professate nel medio evo dai cavalieri erranti, produssero più tardi i cavalieri serventi ed i cicisbei. Le sentenze amorose di Platone ebbero poco favore presso gli anti-