una maniera di idee, di genere e di specie: giugnendo perfino a non intendere con esse che le proprietà generali delle cose. Pur nondimeno le espressioni di Platone oltrepassano tutti questi limiti; e non avvi alcuna specie di vera esistenza, ch’ei non abbia tentato di far entrare ne’ suoi concetti o idee, com’egli intende questa parola. Per comprendere tutta la sfera in cui Platone racchiude le idee è d’uopo rammentare ch’ei parla al tutto in un medesimo senso delle idee e dell’ente immutabile, dell’unità e di ciò ch’è per sè stesso, da che questo non è, secondo lui, che l’obbiettivo delle idee. Or noi troviamo che questo filosofo considera come idee, non solo ciò ch’ei conosce di più sublime e di più perfetto, il bello, il buono, il giusto e la scienza, ma anche i loro opposti, il vizio, il male, l’ingiustizia. Parla di idee di rassomiglianza e di differenza, d'uno e di multiplo, di quantità, di salute, di forza, ed anche di velocità e di lentezza; tratta dell’unità dell’uomo e del toro; della sfera assoluta e del cerchio assoluto; delle idee di letto, di tavola e di nome ec. Certo è dunque ch’egli intende per idea tutto ciò che rivela una verità eterna, qualche cosa di costante che serve di base alla mutabilità del fenomeno. E siccome la teoria delle idee è sorta dalla guerra dichiarata alle rappresentazioni sensibili dei sofisti ed alla abolizione di ogni distinzione, di ogni diversità; abolizione alla quale inchinava la scuola di Elea; essa per conseguenza stabilisce due cose: da prima che il sensibile non è il vero, e che la scienza la quale insegna una verità immutabile, non può avere per oggetto che l’immutabile essenza delle cose; ma in seguito eziandio, che la verità, o l’ente reale e vero, non è talmente identica da non essere diversa; ch’essa per couverso abbraccia una folla d’idee particolari, di cui ciascuna esprime al modo suo l’essenza eterna delle cose. Che se il vero è esposto nelle idee
come elemento della scienza, e le idee sieno tra loro di