Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
258 | platone. |
come se alcuno vegga cogli occhi, oda colle orecchie, e col naso e colla bocca senta ciò che dee essere sentito — e questo è vigor di sensi — La buona fortuna si ha, quando uno per condurre a buon fine le cose a cui mira, fa quello che deve l’uomo onesto; la buona opinione, quando uno ha rinomanza; l’agiatezza quando uno le cose, che nella vita sono di uso, possiede in modo da potere e beneficar gli amici, e a gara e facilmente concorrere ai pubblici uffizi. Colui che gode di tutto questo è compiutamente felice. Della felicità dunque sono parti il ben consigliarsi, la vigoria dei sensi, la salute del corpo, la buona fortuna, la buona opinione, l’agiatezza.
LXV. Le arti si dividono in tre. Prima, seconda, terza. Prima, l’arte di scavare i metalli e l’arte di tagliare i legnami, poichè sono arti che preparano i materiali; poi quelle di lavorare il ferro ed il legno, che ne mutano la forma; poichè del ferro, l’arte del fabbro fa armi, del legno, quella del falegname, flauti e cetre; finalmente l’arte che sa usare le cose, come l’equitazione che si serve di freni, la milizia di armi, la musica di flauti e di lire. Delle arti adunque sono tre specie, una prima, una seconda, una terza.
LXVI. In quattro generi divide il bene; dei quali primo diciamo essere quando l’uom dabbene possiede in proprio la virtù. Il secondo: la virtù per sè stessa e la giustizia diciamo essere un bene. Il terzo: i cibi, un conveniente esercizio e le medicine. Il quarto, affermiamo essere un bene l’arte di suonare il flauto, l’arte di rappresentare e simili. Sono adunque quattro specie di