Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/279

244 platone.

alcuni dal Teage; alcuni dell’Eutifrone; altri dal Clitofonte; altri dal Timeo; altri dal Fedro; diversi dal Teetete; molti finalmente stimano principio l’Apologia. — Tra i dialoghi, per consenso di tutti sono apocrifi il Midone, l’Ippotrofo, l’Erixia, ovvero l’Erosistrato, l’Alcione, gli Acefali, od i Sisifi, l’Assioco, il Feace, il Demodoco, il Chelidone, la Settima, l’Epimenide; dei quali l’Alcione, per ciò che dice Favorino nel quinto dei commentarj, sembra fattura di un Leonte.

XXXVIII. Usava nomi diversi perchè l’opera sua di leggieri non intendessero gli ignoranti. Stimava propriamente la sapienza essere la scienza celle cose intellettuali e realmente esistenti, la quale dice trovarsi presso Dio e l’anima separata dal corpo; e propriamente sapienza chiama anche la filosofia, appetito essendo di divina sapienza. In generale però si appella da lui sapienza la perizia in ogni cosa, come quando sapiente chiama l’artiere. Usa anche gli stessi nomi con differenti significazioni. Così da lui dicesi abbietto in vece di semplice; come nel Licinnio di Euripide si parla di Ercole in questo modo:

     Abbietto, incolto, sopra tutto probo,
        All’atto strigne ogni sapienza, rozzo
         Nel conversare.

Platone alcuna volta ne usa anche in vece di bello e talora di piccolo. Spesso però si serve di nomi diversi nella stessa significazione, appellando l’idea e specie e genere e esempio e cagione; e di voci contrarie per una