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platone. 237

E un altro più recente:

     Aquila, perchè poti sulla tomba?
       Perchè, dimmi, contempli degli dei
       La stellata magione? — Immago io sono
       Dell’alma di Platon, che vola al cielo;
       Il mio frate terren l’Attica serba.

Vi è anche il nostro ch’e’ così:

     E chi mai, se tu, Febo, non avessi
       Generato Platone a Greci, l’alme
       Degli uomin medicate col sapere
       Avrebbe? Perocchè da te nascea
       Anco Esculapio, medico del corpo,
       Come delle immortali alme Platone.

Ed un altro, come moriva:

     Esculapio e Platone agli uomin diede
       Febo; affinchè l’anima questi, quegli
       Ne risanasse il corpo. Ei ne gì poscia
       Sponsali a celebrar nella cittade
       Che alzò a sè stesso e presso Giove pose.

XXXI. Discepoli suoi furono, Speusippo ateniese, Senocrate calcedonio, Aristotele stagirita, Filippo opunzio, Estieo perinzio, Dione siracusano, Amicleo eracleote, Erasto e Corisco scepzii, Timolao ciziceno, Evemone lampsaceno, Pitone ed Eraclide enii, Ippotalete e Callippo ateniesi, Demetrio amfipolite, Eraclide pontico, ed altri molti, tra i quali anche due donne,