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232 | platone. |
Se nieghi, detto pur ricevi, e mira
Come di poco tempo è la beltade.
Ed un altro:
Io sono un pomo; mi ti getta un tale
Che t’ama. Del il accennami, Santippe,
Ch’io e tu appaltiamo a poco a poco.
E dicono che fosse suo anche questo per gli Eretriesi presi in mezzo:
Già fummo ratta eretnea d’Eubea
Pretto Suza sepolti.
Quanto ahi! lontani dalia patria terra.
E questo:
Alle Muse Ciprigna: fate onore
A Vener, fanciullette, o contro voi
Armerò Amore. — A Ciprigna le Muse:
Queste chiacchiere a Marte;
Non vola a noi coletto fanciullino.
Ed un altro:
Trovando un uom dell’oro laida un laccio.
Or chi l’oro lasciò nol ritrovando
Al laccio che trovò si stesso appende.
XXIV. Del resto Molone portandogli odio, non essere strano, diceva, il motto: Se Dionisio in Corinto; ma, Se Platone in Sicilia. — Sembra che anche