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226 | platone. |
stabilì di non farlo morire, ma di venderlo a guisa di schiavo; che abbattutovi a caso Anniceride cireneo, il riscattò per venti mine — o trenta, secondo altri — e il rimandò in Atene agli amici, che tosto gli spedirono il danaro e che e’ non volle riceverlo, dicendo ch’essi non erano i soli degni di aver cura di Platone. Altri affermano che Dione mandò il danaro, e che esso nol restituì, ma comperò per lui un orticello nell’Accademia. Raccontasi poi, e che Pollide fu vinto da Cabria, e che dopo fu sommerso nell’Elice, perchè un demone era seco sdegnato a cagione del filosofo; ciò dice anche Favorino nel primo dei Commentarii. Dionisio per altro non era tranquillo! poichè saputolo ne scrisse a Platone acciò non parlasse male di lui; il quale gli rispose, sè non avere tant’ozio che bastasse a ricordarsi di Dionisio.
XV. La seconda si recò dal più giovine Dionisio per chiedere terra e uomini, i quali vivessero a norma delle sue leggi politiche; e quegli, sebbene il promettesse, nol fece. Anzi da taluno si dice ch’ei vi corse pericolo, inducendo Dione e Teota a liberar l’isola, e che il pitagorico Archita avendo allora scritta una lettera a Dionisio, intercesse per lui, e sano il fece giugnere in Atene. La lettera è così:
archita a dionisio salute.
„Noi tutti, amici di Platone, ti abbiamo spedito Lamisco e Fotida, per ricevere il filosofo, come teco siamo rimasti. E farai pur bene a ricordare le tue