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214 | annotazioni. |
cedere che una cosa possa essere affermata da un’altra, sostenendo che il solo medesimo può affermarsi dal medesimo; al tutto come Stilpone. —“ Ritter.
È opinione di Eraclide che nelle sue dottrine fosse platonico. — È il contrario afferma il nostro Diogene nel paragrafo antecedente. Forse a cagione di altro Menedemo si disse platonico questo, e per errore le sue dottrine si riferirono da Eraclide a Platone.
XV. I conviti faceva in questa maniera. — La parsimonia presiedeva ai simposii filosofici di Menedemo. Sono raccontati anche da Ateneo quasi colle stesse parole di Laerzio, sull’autorità di Antigono Caristio, dal quale attinsero entrambi. Rechiamo, voltato, il passo di Ateneo, a commento del laerziano che, al solito, pecca di oscurità. „Antigono Caristio, nella vita di Menedemo, narrando l’ordine del simposio presso il filosofo, dice: e’ desinava, privatamente, con uno o due; e bisognava che anche gli altri v’intervenissero, dopo di essere stati a cena; poichè tale (cioè in luogo di cena) era il pranzo di Menedemo. Dopo si chiamavano dentro quelli che sopraggiugnevano, dei quali, se taluno, come accade, veniva prima dell’ora, tornando alla porta dimandava ai donzelli che uscivano che cosa si fosse apparecchiato ed a che punto era la mensa. Che se avesse udito camangiare e salumi, si ritirava; se pezzi di carne, entrava, nella sala a ciò preparata. Era poi sovra ciascun letto disposta, nella state una stuoia, d’inverno una pelle di pecora; e doveva ognuno portare il proprio cuscino; il bicchiere che si mandava in giro non era più grande di una colila; il posposto, continuamente, lupini o fave, e talvolta anche si recava qualche cosa di stagione, nella state pere o granati, in primavera, cicerchie, nel tempo vernale, fichi secchi.“ — In somma i simposii di Menedemo erano tanto sottili, che bisognava accostarvisi già pasciuti, e come ad un semplice