Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/182


aristippo. 151

Sì. — Anche un bel fanciullo, dunque, e un bel giovinetto per questo può esser utile che è bello? — Sì. — Ma è utile perchè ci avviciniamo ad esso. — Ciò concesso, aggiugneva: Dunque se alcuno usa di quell’avvicinamento, in quanto è utile, non pecca, nè se userà della bellezza, in quanto è utile, peccherà. — Con alcune di siffatte interrogazioni afforzava il discorso.

XIV. Sembra che lo si chiamasse Dio (Θεός) da questo che Stilpone lo interrogò in tal modo: Or su, Teodoro, ciò che dici di essere, sei tu realmente? E accennando di sì — e dici di essere un Dio? E questo confessando, dunque, disse, sei un Dio — E preso ciò in buona parte, soggiunse ridendo, ma tu, o sciaurato, con sì fatto discorso potresti concedere anco di essere una cornacchia e cento altre cose. — Teodoro, stando una volta a vedere presso l’ierofaute Euriclide: Dimmi, o Euriclide, lo interrogò, chi sono i profanatori dei misteri? E rispondendo costui, coloro che li rivelano ai non iniziati: Empio dunque anche tu che li racconti ai non iniziati!

XV. Quindi fu presso a correr rischio di essere condotto innanzi l’Areopago se Demetrio Falereo no’l proteggeva; e Amficrate nel libro Degli uomini illustri, dice ch’ei fu condannato a ber la cicuta.

XVI. Soggiornando presso Tolomeo figlio di Lago, fu da esso mandato ambasciatore a Lisimaco; e fu allora che parlando con libertà Lisimaco lo interrogò: Dimmi, Teodoro, non sei tu quello che fu bandito d’Atene? Ed egli: Hai bene udito, poichè la città degli Ateniesi non potendo, come Semele Bacco, portarmi, mi espulse. — E nuovamente dicendogli Lisimaco: guar-