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138 capo viii

mezzo le leggi — Lo interrogò Dionisio: perchè i filosofi venissero alle porte dei ricchi, e i ricchi a quelle dei filosofi non mai? rispose: Perchè questi sanno di che hanno bisogno, quelli non sanno — Rinfacciatogli una volta da Platone il suo vivere splendido, disse: E Dionisio non ti par egli uom da bene? E confessandogli di sì: Certo, riprese, 'egli vive più splendidamente di me; quindi nulla proibisce che bene e lautamente si viva — Gli fu chiesto se differissero i dotti dagli indotti? Rispose: Come i cavalli domati dagli indomiti — Nell’entrare un giorno a casa di una cortigiana, arrossendone uno de’ giovanetti ch’erano seco, non l’entrare, disse, è turpe, ma il non poter uscire — Un tale gli propose un indovinello, e dicendogli di sciorlo, a che, stolto, gli rispose, vuoi sciorre una cosa che anche legata ci dà imbarazzo?Meglio, affermava, essere un mendico che un ignorante; poichè quello manca di danari, questo di umanità — Sendo una volta ingiuriato, studiò il passo; e dicendogli quello che il perseguiva, perchè fuggi? Perchè, soggiunse, tu hai certo il potere di parlar malamente, ma io di non ascoltare — Dicendogli uno, come sempre vedeva filosofi intorno alle porte dei ricchi: Ed anche medici, seguitò egli, intorno a quelle degli infermi: se non che nessuno per questo torrebbe ad ammalare, piuttosto che a medicare. — Navigando una volta a Corinto, sorta burrasca, gli avvenne di spaventarsi. A chi in proposito gli disse: noi altri ignoranti, non paventiamo, voi altri filosofi siete timidi: Perchè, rispose, non arrisica ciascuno un'anima eguale — Di uno