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senofonte. 131

XII. Uom virtuoso per ogni rispetto: amator di cavalli, di cacce, e tattico abile, siccome è manifesto da suoi scritti. Religioso, dedito a’ sagrificii, versato nella conoscenza delle vittime ed esatto imitatore di Socrate.

XIII. Scrisse sino a quaranta libri che altri altrimenti divide; e la spedizione, ad ogni libro della quale, non a tutta, fece un proemio — e l’educazione di Ciroe le cose dei Grecie i commentarie il banchettoe l’economicoe sulla cavalleriae della cacciae del comandare la cavalleriae l’apologia di Socratee dei profittie Ierone o della tiranniae Agesilaoe il governo degli Ateniesi e dei Lacedemoni, che il magnesio Demetrio dice non essere di Senofonte. — È fama che potendo egli sottrarre i libri nascosti di Tucidide, a gloria di lui li pubblicasse.

XIV. Era, per la soavità del dire, chiamato la Musa attica. Il perchè furono gelosi l’uno dell’altro e desso e Platone, siccome racconteremo nelle cose di Platone. Sono sopra lui questi nostri epigrammi:

     Non sol per Ciro a’ Persi Senofonte
     Aiutò, ma l’erta via tentò che a Giove
     Guida: chi la dottrina sua mostrando
     I greci fatti, ne ricorda come
     La sapienza di Socrate era bella.

Altro, come morì:

     Sebbene, o Senofonte, i cittadini
     Di Cecrope e di Cranao, dell’amico
     Ciro a ragion sbandeggianti, l‘accoglie
     L’ospitale Corinto, e sì ti alletta
     Che colà rimanerli i tuo pensiero.