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130 | capo vi. |
Grillo poi al suo posto tra i cavalieri (la battaglia era nei dintorni di Mantinea) moriva, al dire di Eforo nel vigesimo quinto, valorosamente combattendo — Cefisodoro comandava i cavalli, Agesilao conduceva l’esercito. — In quella battaglia cadde anche Epaminonda. È fama che Senofonte, colla corona in capo, facesse in quel momento un sagrificio; che recatogli l’annunzio della morte, depose la corona; ma che saputo da poi come gloriosamente era avvenuta, di nuovo si mise la corona. Anzi affermano alcuni che neppure abbia pianto, ma sclamasse: Ben io sapeva di averlo generato mortale — Racconta Aristotele che moltissimi composero elogi e l’epitafio di Grillo, in parte anche per gratificare al padre; e dice Ermippo nel suo libro intorno Teofrasio che Isocrate stesso scrisse l’encomio di Grillo, per la qual cosa Timone lo morde in questi versi:
Dualità o trinità od anche
Più innanzi, di sermoni dilombati.
Quali il non docil Eschine compose,
O Senofonte.
E tale fu la sua vita.
XI. Fiorì nel quarto anno della novantesima quarta olimpiade, e fece la spedizione con Ciro sotto l’arconte Seneneto, un anno prima della morte di Socrate. Cessò di vivere, secondo riferisce Stesiclide ateniese nel catalogo degli arconti e vincitori olimpici, il primo anno della centesima quinta olimpiade, sotto l’arconte Callidemide, al tempo del quale Filippo figlio di Aminta imperava a’ Macedoni; e morì in Corinto, al dire di Demetrio magnesio, certamente già vecchio.