Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/147

116 capo v.

ma la Santippe, dalla quale ebbe Lamprocle; seconda la Mirto, figlia di Aristide il giusto, cui prese senza dote, dalla quale generò Sofronisco e Menesseno. Altri affermano, che prima sposasse la Mirto; altri che insieme le avesse entrambe; tra i quali è Satiro e Ieronimo da Rodi. Poichè si racconta, che avendo voluto gli Ateniesi, per iscarsezza di cittadini, far crescere il popolo, decretarono che si sposasse bensì una cittadina, ma che si procreassero figliuoli anche con altra. Però questo aver fatto anche Socrate.

XI. Sapeva guardare con ispregio quelli che il mordevano; e si piccava di economia; e non esigeva alcun salario; e diceva che chi mangia con molto sapore non ha mestieri di companatico; e chi bee con molto sapore, non aspetta la bevanda che non è presente; e che chi abbisogna di pochissimo è assai vicino agli dei. Ciò può trarre, cui piace, anche dagli autori comici, i quali col fine di vituperarlo, senza accorgersi, lo lodano. E però così Aristofane:

     Oh dell’alta sapienta uom giustamente
     Desideroso! Quanto esser felice
     Potrai cogli Ateniesi e cogli Elleni;
     Chè tu sai ricordare, meditare,
     E travagliarti collo spirto; e quindi
     Non ti pesa lo stare,, il camminare;
     Non soffri molto il freddo, nè i conviti;
     Desideri; del vin, del molto cibo
     Ti contieni, e dell’altre cose stolte.

Amipsia che lo introduce con un mantello lacero, dice così: