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cenni del traduttore. ix

Questo libro, se m’appongo, meritava di essere tradotto.

Pur chi fu Laerzio e quando visse? — Alla prima dimanda null’altro rispondono gli eruditi se non che Laerzio fu l’autore anche di un libro di epigrammi, chiamato Pammetro1, che in gran parte travasò nelle Vite; all’altra, che Sopatore facendo menzione di Laerzio, e Laerzio dicendo la setta eclettica di Polamone da non molto introdotta, e’ fu anteriore al primo, contemporaneo del secondo, e visse in sullo scorcio del terzo o al principiare del quarto secolo.

I manoscritti, le edizioni, le traduzioni, i comenti delle Vite sono in buon dato. Enumerandoli qui ripeterei senza frutto ciò ch’altri scrisse2. Toccherò di una versione italiana e dei testi di cui mi sono giovato.

  1. Pammetro (di ogni misura), cioè raccolta di poesie di vario metro. — Di codesti epigrammacci, peggiori anche della sua prosa, alcuni si trovano nel compendio di Esichio, nelle Chiliadi di Tzetze, nell’Antologia di Plannde; Brunck gli escluse da’ suoi Analetti; perchè, dice Jacobs, paucissima sunt in iis tollerabilia, longe plurima autem vehementer inepta et frigida, nec sermonis elegantia, nec numerorum bonitate commendanda. E questi epigrammi che sono ben suoi rendono testimonianza bastevole dell’ingegno di Laerzio per isconfortare chiunque volesse purgarlo di quelle colpe ch’altri amò attribuire agli amanuensi, al tempo, ec.
  2. Possono i lettori in proposito consultare l’edizione del