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94 annotazioni


CAPO V.


Biante.


I. Che il tripode gli fu mandalo ec. — Secondo la tradizione più accreditata fu dato a Biante che il consacrò nel tempio d’Apollo ismenio a Tebe. — La città di Priene era in origine una colonia tebana. — Prima di tutti pubblicò il Visconti una medaglia di bronzo di quella città, rappresentante da un lato il busto di Minerva e nel rovescio la figura di Biante ritta e dietrovi il tripode.

II. Biante coprì alcuni mucchi di arena spargendoci sopra frumento. — Erodoto racconta questo stratagemma come usato ad Aliatte da Trasibulo a Mileto. Forse Diogene fu tradito dalla memoria; giacchè Priene era già stata prima espugnata da Ardi. — Mustoxidi.

V. Circa i numi, di che sono. — Sanctius ac reverentius visum de actis Deorum credere, quam scire. — Tacito.

VI. I più sono cattivi. — Questa massima si collega colla superiore: amare come se fossimo per odiare, molti essendo i malvagi, altamente disapprovata da Cicerone. Tristissimo vero, sclama il Visconti che la pratica del foro e la civil società gli avranno persuaso — Rousseau diceva: l’uomo è buono, ma gli uomini sono cattivi.


CAPO VI.


Cleobulo.


II. Compose canzoni e indovinelli. — γρίφους, propriamente reti da pescatore; cosi chiamavansi le quistioni enigmatiche che si proponevano ne’ conviti. — Intorno alle varie maniere di grifi è a vedersi Ateneo.