valga e a scusarmi e insieme a liberarmi dalla taccia di quel Cherilo oraziano, che batteva sempre sulla medesima corda; e male, per giunta. 3 lo, fidato nella vostra bontà, rinunzierò volentieri alla difesa che potrei trarre da una sentenza del Machiavelli: «Se ninna cosa diletta o insegna nella storia, è quella che particolarmente si descrive.» 4 Lo dice egli della storia, con piana applicazione, com’è di tutti i suoi lucidi e appuntati aforismi: nella critica, l’equivalente di questo mi sembra essere, che non si trascuri alcun ordine di fatti, così dall’ideale come dal reale, i quali appartengano alla illustrazione d’un dato argomento. Né a me, studiando la Donna fiorentina nei primi secoli del Comune, parve poter trascurare, dopo mostrato ciò ch’ella fu nei fatti e nelle tradizioni, un sommario cenno a quale ella ci vive tuttora presente, nelle perpetuatrici pagine dei grandi effigiatori e assimilatori del vero; quale ella informò di sé, per virtù de’propri naturali effetti, i cuori e le menti de’sovrani atteggiatori del pensiero nell’adofescente e pur già virile parola italiana. Ma sempre, avvertasi bene, con relazione, anche questa parte del mio Studio, a ciò che chiamerei la personalità fiorentina della donna; per circoscrivere col linguaggio de’ giuristi un tema, che potrebbe svolgersi in àmbito ben altramente ampio di principi e di applicazioni. In quel giovine mondo, del cui risvegliarsi con entusiasmo alla vita è simbolo, ormai tradizionale, l’affrancamento dalle più o meno millenarie paure della distruzione delle cose, molte e svariate cause concorsero a far potenti e benefici gl’influssi della femminile bellezza; ma non altrove forse così singolarmente quelli influssi operarono,