Pagina:LadonnafiorentinaDel Lungo.djvu/34

18 nei primi secoli del comune

per vestirsi monaca in Monticelli, e quivi sparire dal mondo, che oggi ignora perfino il suo nome. 33

Il monastero riparò molte di queste infelicissime; il monastero, del quale la Compiuta Donzella cantava:

Lasciar vorria lo mondo, e Dio servire,
e dipartirmi d’ogni vanitate:
... marito non vorria né sire,
né star al mondo per mia volontate.
Membrandomi eli’ ogni uom di mal s’adorna,
di ciaschediin son forte disdegnosa,
e verso Dio la mia persona torna.
Lo padre mio mi fa stare pensosa,
che di servire a Cristo mi distorna,
né saccio a cui mi vnol dar per isposa.

Ma neanco il monastero fu talvolta asilo sicuro alla loro innocenza, alle loro sventure, alla libertà dell’anima loro. Dio solo, ha detto Dante, conobbe que’ misteriosi dolori:

e Dio si sa qnal poi mia vita fusi.34

Poiché a chi di voi non precorre qui alla mente la celestiale figura di Piccarda, che rimpiange la dolce chiostra dove giovinetta era fuggita dal mondo, e l’ombra delle sacre bende che ella ed altre indarno sperarono conservare sul capo canuto, e si compiace che

non fur dal vel del cuor giammai disciolte?

Gli antichi commentatori raccontano che ella «fue bellissima donna, sorella di messer Corso Donati: stata questa donna nel monistero, occorse a messer Corso di fare un parentado in Fiorenza: non avea né chi dare né chi tórre: si che fue consigliato di trarre la Piccarda del monistero, e fare tal parentado ... Sforzatamente la trasse del monistero, e maritolla»35. Con siffatti auspici entrò Piccarda nei Della Tosa: ai quali, sebbene famiglia guelfa e legatissima con la Chiesa e con l’episcopato fiorentino, sembra fossero familiari, forse perchè più facilmente