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Credo che da questo punto di vista si impongono come assai rilevanti le ricerche metodologiche rivolte a mettere a punto in sede storiografica categorie e paradigmi propri della storia della civilizzazione «montana» del tutto diversa da quelle della civilizzazione di «pianura»; paradigmi come quelli di «centroperiferia» utilizzati ad esempio da I. Wallerstein e F. Braudel per l’analisi delle «economie mondo» non trovano alcuna possibilità di adattamento all’ ambiente alpino. Le categorie di mobilità viaria, nonché di compartimento territoriale dell’attività rurale, ecc. ecc. richiedono profonde trasformazioni concettuali per poter essere adattate al mondo alpino. Proprio anche talune categorie della storia economica, come ad esempio quella di «imprenditore», abbisognano di notevoli aggiustamenti, qualora siano applicati all’esercizio di «pratiche territoriali» proprie del mondo alpino (come ha mostrato ad esempio Jean François Bergier a proposito delle strutture di sviluppo dell’allevamento del bestiame tra XII e XIII secolo). Solo dopo aver rinnovato tali categorie storiografiche potrà ragionarsi in maniera più appropriata a proposito di taluni giudizi storiografici complessivi sul mondo alpino, come quello ad esempio del suo presunto «conservatorismo». Tutto ciò sta a mostrare come la storia della montagna debba essere imposta «iuxta propria principia», e non più come se fosse vista in prospettiva dalla pianura (tale è il difetto dell’impostazione à la Braudel, a cui pur si deve il gran merito di aver imposto la montagna all’attenzione degli storici).
Da tutto ciò emerge che proprio nel mondo alpino si fa più cruciale ed in qualche modo più «drammatico» il nesso tra «civilizzazione» e «ambiente». Proprio in territorio alpino occorre effettuare quella scissione del tempo in una pluralità di tempi e dello spazio in una pluralità di spazi di cui così magistralmente ha trattato Braudel.
Occorre ulteriormente scindere la storicità dell’ «ambiente» in una pluralità di storie di «luoghi», e così pure la storicità dell’uomo in una storicità di comunità locali, adattate a differenti nicchie ambientali. Ciò significa che nel mondo alpino l’ambiente è presente non più soltanto come scena di sfondo alla storia antropica, ma come attore principale che si traduce in mutevoli vincoli di determinazione fondamentali con riguardo alla formazione dei territori e al loro disfacimento, con riguardo alla diversa distribuzione dei luoghi con nessi a-simmetrici dipendenti da diverse relazioni con l’alta quota, pur essendo essi tutti collocati in un contesto di anisotropia dipendente della verticalità, nonché con riguardo ai differenti ritmi dell’ evoluzione dei quadri ambientali (che spesso presentano una scena assai mutevole nella propria congiuntura) e dell’evolu-
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