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nell’accostamento dei problemi dello spazio alpino, per l’eccessiva frantumazione della sua vicenda storica, per i vuoti settoriali, non secondari, che ancora permangono.
Recentemente, tra nuovi studi e convegni — non ultimi quelli del Gruppo interuniversitario per la storia dell’Europa mediterranea (GISEM, Pisa) — si è ricercato un indirizzo di lavoro ed obbiettivi più adeguati a comprendere questa realtà.
Dovendo fare una sintesi breve di queste tendenze, individuerei alcuni filoni di ricerca che appaiono più frequentati dagli studiosi.
C’è, innanzi tutto, un approccio storico-antropologico e geo-antropologico che, a partire da vecchi lavori fino alle esperienze più recenti, ha privilegiato i comportamenti nel lungo periodo della gente alpina: dall’organizzazione dell’insediamento umano, al rapporto con il territorio, alle condizioni di sussistenza, alle case, alle tecniche ed all’esercizio dei mestieri, agli attrezzi, ai riti, alle relazioni familiari e di clan, alle conoscenze empiriche, ecc.
Con buoni risultati, certamente, data anche la complessità e l’articolazione delle situazioni: cito, ad esempio, tra le più recenti esperienze, i seminari di antropologia alpina che si svolgono, ormai regolarmente, presso il Museo degli Usi e Costumi di S. Michele all’Adige nel Trentino. Sta di fatto, però, che questo tipo di studi ha spesso involontariamente accreditato l’immagine di un’area alpina chiusa in se stessa, anzi composta da una molteplicità di aree chiuse, le valli, con specifiche caratterizzazioni e permeata da un diffuso e radicato conservatorismo. Il che, a parer mio, al di là di innegabili riscontri, non è un modo adeguato per comprendere la realtà alpina.
Ben più interessanti appaiono i più recenti lavori sugli aspetti politico-istituzionali delle regioni alpine, in realtà più numerosi per il periodo medioevale che per l’età moderna e contemporanea.
Diversi sono i temi affrontati. Un primo tema riguarda l’edizione (o la riedizione) e lo studio degli statuti e delle carte di regola di città, comun comunali, comunità generali, regole e comunità di valle. Alcune di queste ricerche perseguono il non nascosto obbiettivo di ritrovare e dimostrare, talvolta con discutibili selezioni e sommari raffronti, i fondamenti e le giustificazioni di una vocazione autonomistica delle region alpine. Altre, con più rigore filologico e metodologico — e cito a solo titolo di esempio i lavori coordinati da Gherardo Ortalli e Diego Quaglioni per l’area veneta e trentina — si muovono alla ricerca di quella tipologia di strumenti giuridici che in età medioevale e in quella moderna, ha permesso un più adeguato ordinamento politico-istituzionale del territorio e la gerarchizzazione delle forme di potere.
36 | histoire des alpes - storia delle alpi - geschichte der alpen 1996/1 |