Pagina:La zecca di scio.djvu/54

42

contenere incirca grammi 1.900 d’oro fine, quando il veneto ne avrebbe grammi 3.450, e tenuto anche conto che lo sciotto essendo molto corroso, è in conseguenza ben calante dal suo peso legale, contuttociò è sempre a questo immensamente inferiore.

Il secondo (T. I, n.ᵒ 11) posseduto dal signor Morel-Fatio di Parigi, che gentilmente ce ne favorì il disegno, è simile nelle figure del diritto al precedente, ma il nome del doge che leggesi è RAFAEL ADV. per Adurnus, e l’asta del vessillo appare piantata sopra qualche cosa quasi totalmente cancellata, ma che deve essere una S iniziale di Scio, come dal susseguente pezzo rilevasi. Nel rovescio poi attorno alla figura del Salvatore evvi GLORIA . I . EXCEL. DEO ET I . TERRA P., cioè Gloria in excelsis Deo et in terra pax; nel che varia dal veneto sul quale leggesi sempre Sit tibi Christe datum quem regis iste ducatum.

Ne ignoriamo affatto il peso ed il titolo, ma non crediamo di andar molto errati dicendolo consimile all’antecedente.

Questo doge essendo stato eletto nel gennaio del 1443 quando fu deposto Tommaso Campofregoso, volontariamente nello stesso mese del 1447 rinunziò a tal dignità, onde in un di questi quattro anni fu battuto il nostro ducato.

Il terzo (T. I, N. 12), che conservasi nel museo Correr di Venezia e nel regio di Copenhaguen, è uguale ai precedenti, solamente che il nome è PETRUS D C F, ossia Petrus de Campo Fregoso, e che l’asta della bandiera è piantata visibilmente sopra la lettera S, come sopra dissimo per Sii; e questo quanto al diritto; nel rovescio poi non varia che in qualche lettera nella leggenda così: GLORIA . I . EXCE . DEO . ET . I . TERA. Non abbiamo notizia del suo peso e bontà, ma non dovrebbe gran fatto variare dal primo.

Pietro di Campofregoso fu dal popolo innalzato a questa suprema magistratura quando nel dicembre del 1450 ne depose il suo agnato Gian Campofregoso, e durò nella signoria sino al febbraio del 1458, allorché dovette cederla a Prospero Adorno; e questo è l’ultimo ducato di Scio che conosciamo, quantunque ancora per un tempo pare debbasi essersene battuti.

Dopo questi ducati avremmo a collocare la serie di quelle monete d’argento che abbiamo sopra menzionate; siccome però variano dalle precedenti portando indi in poi tutte il nome della