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che devono essere esse le prime coniate dai maonesi quelle monete che conosciamo colla figura del doge, e che per il loro tipo e forma delle lettere patentemente vedonsi spettare a questo secolo.

Di esse nessuna consta esistere d’oro, e probabilmente nei primi tempi in tal metallo non se ne dovette coniare, ma solamente di argento, procurandosi d’imitare quelle che allora erano maggiormente ricercate, e che importate nell’Arcipelago da Napoli si lavoravano con successo nelle officine di Cipro e di Rodi.

Queste sono i gigliati (Tav. I, n.ᵒ 5), dei quali uno ha da un lato la figura del doge seduto in cattedra, tenente colla destra uno scettro sormontato da croce e colla sinistra un globo pure crociato; il suo capo è coperto da cappello in forma di cono tronco e dal quale pendono due nastri, colla leggenda ☩ DUX · IANVENS · QUEN · DEVS · PTAGAT, cioè Dux Ianuensium quem Deus protegat, il che vediamo sui fiorini e grossi di Simon Boccanegra che fu il primo doge dal 1339 al 1345. Dall’altro lato evvi una croce filettata, fiorita ed avente negli angoli quattro gigli esattamente come negli angioini, ed in giro la solita leggenda delle monete genovesi ☩ CVRADVS · REX · ROMANORVM, sempre conservatasi in memoria di tale importantissimo privilegio concesso al comune da questo Cesare nel 1138.

Pesa denari 3. 10. 14 pari a grammi 4.407; per la qual cosa dobbiamo dire che si vollero conservare uguali ai buoni, ed avendone appunto esaminati alcuni di Carlo II e di Roberto d’Angiò si trovarono di denari 3. 2 e 3. 7, altri di Rodi di denari 3. 6, e di Cipro, conosciuti col nome di bisanti bianchi, di denari 3. 12 e 3. 15. La bontà loro ad essi non deve in conseguenza nemmeno esser inferiore che sono a denari 11. 3, ossia a millesimi 9271.

L’altra varietà del gigliato che conosciamo, ed a quest’epoca

  1. «Nella decima fiorentina (T. III, pag. 92 e 184) è detto che a Napoli i gigliati sono ad oncia 11 e soldi 3, che corrispondono al titolo in questo scritto usato, cioè denari 11. 3, e che a Rodi sono a denari 11 e sterlini 3, ed a pezzi 57 il marco; ma ridotto questo peso a quello di Troyes, ciaschedun pezzo risulterebbe di denari 3. 8. 20 incirca.»