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rappresentato nelle monete bizantine) tiene un rotolo nella sinistra, hanno in luogo di S. Marco figurato S. Isidoro protettore dell’isola, ed invece del doge Martino. Nel rovescio evvi il solito Cristo sedente in cattedra e tenente un volume sulle ginocchia, con vicino al gomito destro un segno simile alla lettera O, ma che deve esser quello dello zecchiere. Accanto alla testa vedonsi le due solite sigle greche ic xc, per Ιησως χριςος.

La leggenda è in tutti e due gli esemplari disposta come nei veneti, cioè accanto al santo S. ISIDOR SYI, contro il vessillo DUX, parola messavi per semplice contraffazione nulla avendo a fare col nostro personaggio, al cui lato un esemplare ha M · Z · S · IMPATOR (T. I, n.ᵒ 2), e l’altro M · Z · S · V · IMPA (T. I, n.ᵒ 3), cioè Martinus Zacharie Sii Vicarius Imperatoris.

Del secondo non conosciamo il peso, avendone solamente avuto il disegno dalla cortesia del signor Carlo Kunz, ma quello del primo è grammi 1.845, cioè incirca 200 millesimi meno dei veneti, dovuto questo anche all’essere esso per il lungo uso piuttosto scadente; nella bontà però pare uguale a questi.

L’altra specie di monete che conosciamo di Martino è il tornese piccolo. Esso (Tav. I, n.ᵒ 4) è una contraffazione di quelli d’Acaia con queste varietà che la croce del diritto è patente ed ornata con tre perle alle estremità di ciaschedun braccio, ed attorno dove in quelli è il nome e titolo del principe nel nostro leggesi ☩ M · ZACHARIE ossia Martinus Zacharie, e nel rovescio, attorno al solito tempio convenzionale tolto dalle monete di Francia, il nome della città nella quale il tornese fu battuto, e così: CIVITAS SYI.

Pesa grani 10. 7 ossia grammi 0.550 e dall’estrinseco pare eguale a quelli di Morea che sono a denari 2.12 o millesimi 200 incirca.

Queste sono le poche e rarissime monete che abbiamo potuto conoscere battute in Scio e spettanti a questa ricca e potente famiglia genovese estintasi crudelmente nell’Acaia nel susseguente secolo, come già si disse.