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riconobbimo che 12 appunto dovevano equivalere ad un perpero.

Metà dei milliaresi sono i caratti, monetine d’argento, il cui nome proviene dal greco Κερατιον, equivalente alla parola latina siliqua, voce che egualmente indicava un peso ed una moneta, ma che era sempre la ventiquattresima parte del soldo, e constavano di 4 tornesi piccoli1.

Abbiamo indi gli aspri o bianchi, che sono pure monete d’argento, ma essi non appartengono alla classe di quelle battute nella zecca di Costantinopoli, essendo stati coniati in Trebisonda da quegli imperatori, secondo il Pfaffenhoffen2 dal 1235 alla metà del secolo XV, e constavano di 8 caratti, epperciò equivalevano ad un terzo di perpero bianco.

Nei primi secoli dell’impero bizantino la moneta di rame chiamavasi follere dal nome del sacco di pelle nel quale usavasi portare, e se ne batteva a valori diversi; ma ai tempi dei quali trattiamo due soli si coniarono, cioè intieri e mezzi che furono detti dagli Italiani stanmini3, e 32 se ne voleva per un milliarese, epperciò 384 facevano un perpero. Siccome essi non servivano che pel minuto commercio dell’interno dell’impero, non trovansi mai nominati nei documenti che conosciamo, nei quali trattasi di monete.

Ecco quale era adunque il rapporto fra tali specie, di monete a quest’epoca:

Il soldo d’oro o perpero buono dividevasi in 24 milliaresi.
Il mezzo perpero o bisante bianco
o semplicemente perpero
» 12 milliaresi.
Il milliarese o grosso grande » 2 caratti.
Il caratto o siliqua o grosso piccolo » 4 piccoli tornesi.
Il piccolo o tornese piccolo » 4 folleri o stanmini.


  1. «A questo proposito dobbiamo notare un errore occorso nella stampa o copia del Pegolotti, ed è che dopo aver detto come si spende a Costantinopoli una moneta d’argento da 12 per un perpero, soggiunge che mettesi detto grosso per quattro tornesi piccoli, indi più basso parlando del Veneto nota che per esso voglionsi otto di detti piccoli come lo grosso grande del perpero detto di sopra, ma ciò sopra non trovandosi si vede che ivi cominciando a parlare dei grossi da 8 piccoli saltossi agli altri da 4 cioè ai caratti.»
  2. Essai sur les aspres comnenats, ou blanc d’argent de Trébisonde. Paris 1847.
  3. Della decima fiorentina ut supra.