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E questo quanto ai rapporti della società colla madre patria relativamente al possesso dell’isola e sue dipendenze; ora ci rimane a dire alcuna cosa delle sue condizioni esterne.

Come mezzo per poter con tranquillità e sicurezza attendere al commercio, ogni sforzo sempre fece questa compagnia pel mantenersi in ottime relazioni coi suoi vicini, anche con gravi sacrifizi procurando di conservare l’amicizia dei Greci e massimamente dei principi munsulmani dell’Asia minore, contuttociò trovossi alcune volte in grave pericolo la sua esistenza non solamente per parte di questi barbari che speravano di fare in Scio un grasso bottino, ma anche per parte dei Veneziani acerrimi rivali del commercio della sua nazione.

Ed appunto già prima che avesse fine il secolo decimoquarto questi avevano occupata Focea vecchia ed i Turchi l’isola di Samo, ma presto riavutele, dovettero i maonesi per le due Focee prestare nel 1403 omaggio al sovrano dei Mongoli, e dopo la caduta di questo pagare un tributo al sultano dei Turchi, ed un’annualità di 500 ducati al Selgiuchida Sarruk-kan, pesi che però presto cessarono per interposizione di Pietro Zeno signore di Andros.

Appena erasi ciò aggiustato, che, vedendo essi come Genova era caduta sotto il giogo di Francia, pensarono ad intieramente staccarsene, e gridata la libertà ne cacciarono il podestà altro loro proprio sostituendovi; per poter poi provvedere alla difesa dell’isola, pel caso che il governatore francese intendesse di mandarvi una flotta, si fecero imprestare dai commercianti in essa residenti i 15,000 ducati, e nel giorno dicembre 1408 ne proclamarono l’indipendenza. Ma giuntovi sulla metà dell’anno susseguente l’ammiraglio genovese Corrado Doria con un numeroso stuolo di galee, e senza spargimento di sangue avendo occupato il castello, li indusse a rientrare nell’obbedienza, e questo fu il solo tentativo di rivolta per parte dei maonesi.

Due anni dopo, cioè nel 14111, quando meno sospettavasi, sette navi di Catalani, nemici acerrimi dei Genovesi, sbarcarono

  1. Iohannis Stellae Annales Ianuenses. Muratori, Rerum Italicarum scriptores. Tomus XVII, col 1238.