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e la vita dell’operaio. 51


ripete oggi il buon senso popolare: e un buon fiorentino del trecento, quando gli Italiani pensavano col loro cervello e parlavano con la loro lingua, non con cervello e lingua di fuoravia, scriveva che di dota mai si fece bene niuno. Nate le doti in tempi, in cui il lavoro non si credeva altissimo dovere morale, pernio del vivere sociale e molla della felicità vera, gettate là nel popolo povero come un lecco, dice il Tommaseo, ad invogliare di nozze e fermare gli animi vagabondi, oggi le doti non corrispondono più agli intendimenti benevoli de’pii testatori. Oggi anzi, s’e' tornassero a rivivere, vi chiederebbero essi medesimi di disfare il loro testamento, di rivolgere ad altro scopo la loro beneficenza.

Difatti, come credere oggi che poche monete date per giuoco di sorte, o per giuoco di raccomandazioni e di raggiri, che non bastano spesso a coprire le spese delle nozze e del letto nuziale, possan valere a felicitare un connubio, ad allontanare un pericolo, a premiare o garantire la virtù? Voi non lo crederete certamente. Voi crederete piuttosto che quelle poche