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e la vita dell’operaio. | 43 |
polo, che suda pe’campi, nelle officine, sui libri, e non della oziosa ciurma briaca.
Che se nel popolo non ci fosse stoffa, l’esercito non sarebbe; voglio dire, se nel popolo nostro non fossero germi di virtù, come vorrebbero i nemici d’Italia, neppure queste splendide geste si vedrebbero.
Omai si vede chiaro, alla grande malata non manca per guarire che una cosa sola: la mano ardita, forte e sapiente d’un medico, o d’un chirurgo meglio, che la levi dalle mani de’ciarlatani e de’barattieri. Noi l'avevamo questo medico, ed ora è polve in una tomba di Santena. Oh se la morte non ce l’avesse rapito!
40. Ad ogni modo ho fede nel bene e nel progresso della mia patria e della umanità. Ritorniamo al nostro soggetto. Dianzi io vi ho contristato pur troppo con lo spettro dell’ubbriachezza: ci siam veduti sfilare dinanzi a migliaia, barili e bariglioni di acquavite, e dietro ad essi una schiera interminata di gente, barcollante, sconvolta, immelensita, lurida nelle vesti che si avviava o alle carceri, o ai manicomi, o agli spedali, o ai cimiteri. Povera gente! Possibile che a spet-