Pagina:La vite, l'acquavite e la vita dell'operaio.djvu/28

28 la vite, l'aquavite

Dianzi noi ci siamo messi a contemplare lo spettacolo miserando d’un ubbriaco. Accompagnamolo fino a casa, se il cuore vi regge. Vediamo che cosa sarà domani di questa macchina fradicia e barcollante, che vomita zozza e bestemmie; che cosa sarà fra un anno, fra cinque, fra dieci.

Vedete, alla povera moglie che gli va incontro sollecita e trepidante non sa dire che vituperi: a’ poveri figli che lo stanno a guardare in un canto muti impauriti, lancia male parole ed imprecazioni. Essi piangono, la moglie piange; egli solo ride oscenamente, grida, minaccia, gesticola, mette tutta la casa sossopra: vede con l’occhio allucinato mille figure or allegre or paurose: nell’orecchio ha sempre il rumore dell’orgia di poco fa: quel povero cervello è in un turbinìo tremendo di fantasmi. Finalmente il sonno: lo prende: ma quello non è il sonno benefico, ristoratore dell’operaio buono e contento; che va a letto ringraziando il cielo di avergli dato anche per quel giorno pane e lavoro; che ha avuto le carezze e i baci de’ figli; che cerca nel