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della fortuna invidiosa, la quale non gli avea conceduto un tal genero che un giorno solo di tutta la sua vita insieme il più lieto, e il più funesto.
Omai la gioventù di Lemno a drappelli navigava in Grecia schierandosi molti nella parte più forte, e pochi nella più giusta. Fra questi deliberato Erostrato d’annoverarsi; lasciando a Testoride la cura di consolare con offizj pietosi Agarista, egli cheto navigò a Tebe. Ivi presentandosi ad Epaminonda allora in procinto di muovere i suoi, favellò con sì grande animo, che quell’eccelso uomo ne sentì maraviglia. Perchè non solo si mostrò consapevole delle ragioni di Tebe e le espose con forza e verità, ma quasi gli sonasse in petto una sacra voce presaga del futuro, affermava che gl’Iddii stanchi dell’orgoglio Spartano, non voleano essere più partecipi della ignominia di quello. Chiedeva anco animosamente di non stare fra la turba de’ com-