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occulta seduzione. Con la quale avea allora indotto Leontide Capitano di Tebe, a tradire la patria sommettendola al giogo spartano. Ma Tebe possedea due Cittadini, i quali con l’altezza dell’animo loro doveano redimerla non solo da quella oppressione, ma esaltarla a inopinata potenza. Suonano in ogni parte della nostra Grecia non che in Sicilia e presso i Re dell’Asia i nomi di Pelopida, e di Epaminonda formidabili a Sparta, ad Atene, ai tiranni Dionigi ed Artaserse, e cari a Tebe, ove ancora le madri narrano a’ loro fanciulli alteramente le battaglie di Leuctre e di Mantinea. Avendo pertanto que’ due illustri cittadini spento per congiura il tiranno, la soverchiante Sparta con baldanza invereconda si dispose a combattere apertamente quella ricuperata libertà.
Correa l’anno secondo della centesima seconda Olimpiade, quando la Grecia tutta mossa dal furore spartano si