Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
in questo mentre correggevano gli oltraggi della tempesta nelle membra della disanimata vergine, con lavande fragranti, ed aromi preziosi, avvolgendola in monde e delicate vesti, e componendole i capelli con serto di fiori. E quando fu notte, si avviarono con pompa lugubre taciti e lagrimosi alla domestica tomba. Lo splendore delle faci illuminava il feretro. Un coro di tibie con flebili note richiamava il pianto sulle ciglia. Non più che uno stadio remoti dalla città erano gli avelli in edifizio marmoreo, fra cipressi maestosi. La mole del quale si vedea ornata nel circuito dalle immagini de’ trapassati. Nella cui sommità dominava il simulacro del tempo in atto di muovere la falce distruggitrice. Una porta ferrea stridendo si aprì, e diede accesso allo interno. Ivi in sotterranea cavità erano le tombe. Altre con antica semplicità, senza ornamenti, in modeste parole rammentavano i meriti del defunto; altre con elegante scoltura, e con fastose