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CAPITOLO VII.
Pianto funereo.
Niuno chieda ch’io narri compiutamente quant’erano percossi gli animi de’ genitori, perocchè non si può descrivere un’estrema costernazione. Testoride avea perduto il solo conforto della sua età, e vedea spenta la sua stirpe. Rimanea la sua mensa priva di figliuoli, di consorte, e se chiamava il più misero di tutti, siccome il primo a sofferire la vita, e l’ultimo a lasciarla. Ma in ciò miserrimo che non già per gradi gli era sopravvenuta così grave sciagura, anzi con subita mutazione dalla allegrezza al dolore profondo. Egli pertanto chiuso nelle sue stanze ricusava gli amichevoli conforti, di niun altro capace, fuorchè d’immergersi nel silenzio e nella solitudine quasi in pelago di lutto. I servi suoi