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bero ch’essi erano i naufraghi di Lemno, e da loro intesero la perversa fortuna. Giace fra Lemno e Samotracia la isoletta di Imbro la quale è cinta all’occidente da scoglj detestati da’ nocchieri. Su quelli si erano ridotti i tristi avanzi della pompa d’Imene. Ivi la sposa scesa alla tomba quando era in procinto di salire il talamo: ivi lo sposo in lagrime vedovili appena coronato di rose nuziali. Questi immobile e muto al pari dello scoglio ove sedea, con gli occhi fisi alle misere spoglie di Glicistoma non udiva lo invito pietoso de’ nocchieri di Lemno a salpare con essi: ma quasi l’anima sua fosse trapassata in lei, non se ne poteva svellere, con gemiti feroci vie più contemplandola. Per la qual cosa eglino con afflitto contegno raccolsero la estinta, e la deposero il più acconciamente che potevano entro la nave. Quegli allora come ombra seguace del corpo si gettò sospirando nella poppa, e seco gli altri naufraghi gli